Patria di Fernando Aramburu

Che grande gioia per un lettore trovare un libro che ti travolga, che ti rimanga nel pensiero per tanti giorni anche dopo che l’hai finito, che ti spinga a farti domande, che ti susciti empatia e disgusto.

Patria ha avuto esattamente questo effetto su di me. Ormai l’ho finito da giorni e continua a pensare a Bittori e a Miren, ad Arantxa e a José Mari.

La storia è ambientata nel 2011 nella provincia di Guipuzcoa vicino a San Sebastian e ripercorre i venti anni precedenti di storia spagnola e di storia familiare. Protagonisti sono i membri di due famiglie basche legate da vincoli di amicizia fraterna che si allontanano fra loro a causa delle divergenti posizioni rispetto all’ETA, l’organizzazione separatista basca, e alle scelte compiute da alcuni di questi membri.

Le due figure principali della storia, che si stagliano nette rispetto alle altre sono le due madri: Bittori e Miren. Attorno a loro gravitano i figli e i mariti, sono loro che prendono le posizioni più estreme, sono loro che, prima amiche e poi mortali nemiche, compiono le scelte anche per gli altri elementi della famiglia.  L’umanità e le contraddizioni di questi due donne, fra religiosità bacchettona e appartenenza a ideali di ispirazioni marxista leninista come quelli dell’ETA, mi hanno sorpeso e affascinato al tempo stesso.

Come mi sarei comportata io al posto loro? Sarei stata salda e inscalfibile nelle mie convinzioni di fianco al mio amato figlio, anche di fronte al peggiore dei suoi comportamenti? Fino a che punto può arrivare l’amore incondizionato di una madre?

Oltre a Bittori e Miren c’è la comunità di un piccolo paese basco, chiusa come in ogni piccola comunità, ostile con chi si schiera dalla parte “sbagliata” e fanatica nei confronti degli eroi dell’ETA. Ci sono amicizie di lunga data, matrimoni sbagliati, incidenti e omicidi. Ci sono vite spezzate e sentimenti feriti, omertà e invidia sociale.  Ci sono le bevute all’osterie e le gite in bicicletta, tutto sotto una pioggia insistente.

Il libro: Patria
L’autore: Fernando Aramburu (traduttore Bruno Arpaia)
Il bacino d’utenza: per chi ama i romanzi corali e le grandi storie, per chi è interessato alla storia recente, quella che ancora brucia sulla pelle di chi l’ha vissuta. Il romanzo ha avuto venti ristampe in Spagna e undici traduzioni fra cui quella italiana per Guanda.

 

6 commenti

  1. giunto qui dopo una serie di rimbalzi e di reblog di Patria, condivido in toto la tua valutazione.
    Aggiungo che un ruolo non secondario nell’apprezzamento del romanzo l’ha svolto la scrittura effervescente e personalissima di Aramburu, di cui ora mi piacerebbe leggere i racconti.
    ml

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