La Bartlett e Virginia Woolf: mi hanno demolito un mito.

Una stanza tutta per gli altri
Una stanza tutta per gli altri

Ci sono degli scrittori che ho sempre amato, i cui libri ti porti dentro, anno dopo anno, lettura dopo lettura. Libri che mi hanno emozionato e fatto piangere, meravigliato e sorpreso.

Uno di questi scrittori è Virginia Woolf. La sua vita e la sua morte mi hanno sempre affascinato, così come le sue amicizie del gruppo Bloomsbury e le sue idee liberali.

Quindi, quando mi è capitato fra le mani il libro edito da Sellerio, Una stanza tutta per gli altri, che la brava scrittrice Alicia Jimenz Bartlett ha dedicato alla Woolf e al suo rapporto con la servitù, non ho resistito.

Il titolo del libro riecheggia il titolo del celebre saggio del 1929 della Woolf Una stanza tutta per sé (A Room of One’s Own) in cui la scrittrice rivendica anche per le donne l’accesso alla cultura che era appannaggio del genere maschile. Belle parole, quelle.

Peccato che la Bartlett riveli un personaggio molto diverso dal quello del mio immaginario. Virginia appare come una donna spesso in preda a gravi crisi depressive ma anche come una aristocratica capricciosa e ostile, con atteggiamenti di apertura mentale per i rappresentanti del suo ceto sociale, ma considerazione ben differente nel giudicare la servitù.

Il rapporto con la cuoca Nelly Boxall e la domestica Lottie Hope, che vissero a lungo al suo servizio, è costellato di litigate, di piccole crudeltà, di ripicche. E se da un lato la Woolf e suo marito Leonard, esponente di spicco fra l’altro del partito laburista, rivendicano l’uguaglianza e la parità dei ceti sociali, dall’altro lato Nelly non può esprimere i suoi giudizi e non può dimostrare di avere opinioni personali né di poter tener testa ai numerosi ospiti di casa Woolf.

La Bartlett immagina che Nelly tenga un diario personale, parallelo a quello che effettivamente teneva Virginia Woolf, nel quale la cuoca annotava pensieri, litigi, desideri, giorni felici. Nelly è fiera di stare a contatto con persone dal pensiero aperto e dal comportamento stravagante e grazie a loro, a poco a poco, la sua mente si amplia, la percezione di sé e dei suoi diritti si definisce. Nelly Boxall è sempre più consapevole al punto da diventare impertinente e insofferente. E il rapporto lavorativo si chiuderà non certo nel migliore dei modi.

Il libro è ben scritto, nulla da dire, e la Bartlett è brava. Ma cavolo, ha demolito uno dei MIEI MITI LETTERARI.
Quindi ho deciso, da ora in poi, non voglio più sapere nulla degli scrittori che amo, non voglio neppure vedere la loro faccia o sapere se preferiscono il caffé americano (negativo!) o l’espresso italiano (positivo) e se hanno un cane o un gatto. Lasciatemi vivere nella mia ignoranza, lasciatemi credere che ci sia sempre una perfetta sovrapposizione fra idee e comportamenti, almeno per i miei “miti” letterari 🙂

Il libro: Una stanza tutta per gli altri
Autrice: Alicia Giménez Bartlett
Bacino d’utenza: consigliato a che ama la scrittrice spagnola (che qui non si cimenta in un giallo) e a chi vuole scoprire i retroscena della vita degli scrittori più noti. Se invece, come me, volete mantenere intatta l’idea che vi siete fatta dei vostri autori preferiti, desistete. Infine, il romanzo si svolge fra le cucine e i mercati, alla ricerca della verdura migliore o nel pub con gli altri camerieri delle famiglie del gruppo Bloomsbury oppure alla tavolta della famiglia Woolf. Quindi, aristocrazia e servitù….amanti di Downton Abbey, questo libro potrebbe pure fare per voi!

20 commenti

  1. Chissà su quali fonti questa ricostruzione si basa. Magari la Woolf non era così, ed è la Bartlett che calca un po’ la mano?

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  2. Polimena, non sarebbe né il primo né l’ultimo caso di artisti che fanno cose bellissime e sono esseri non propriamente pregevoli, almeno secondo il nostro punto di vista. E lo stesso vale per gli scienziati. E, forse, persino per i filantropi, che magari fanno belle cose per l’umanita’, e trattano da cani chi li circonda. C’esta la vie…

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  3. Ti capisco. Più di una volta mi sono chiesta quanto sia utile conoscere notizie biografiche degli scrittori che leggiamo o se invece non sia meglio essere totalmente ignari delle loro vite. Sicuramente concoscerne la vita ci aiuta a interpretare con più profondità le loro opere, ma anche io spesso preferisco gustarmi un bel libro e tapparmi le orecchie riguardo al resto!

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  4. Che coincidenza! Da poco sto partecipando a un circolo di lettura diretto da un giovane ragazzo appassionato dalla VW. E’ a dir poco un esaltato! 🙂 Al prossimo incontro gli chiederò di rendere conto! :p
    Ti dirò che un po’ me l’aspettavo, non ne sono stupito, di questo suo “lato oscuro”. Non mi farei però demolire un mito. Anzi. La Woolf era una scrittrice geniale e sensibile. Ciò non vuol dire che debba essere anche una bella persona. Pensa a me e a Buzzati, credi che mi sia piaciuto scoprire che era una specie di pervertito sadomasochista? Eppure mi è servito e lui ora è più mito di prima, per come ha affrontato le sue manie e debolezze in “Un Amore” e nell’intervista a Yves Panafieu, in cui ne parla con tutta la tranquillità di una persona a posto con la coscienza. La Woolf era pur sempre una persona nata e cresciuta in un certo ambiente, non gliene farei una colpa così grossa…:) E poi un po’ di consapevolezza su cosa significa fare letteratura non mi sembra male. Aiuta a crescere! E a riconsiderare quali sono le cose importanti quando si legge e quando si vive. Il tuo mito è ancora lì. Non lo sarebbe se avessi scoperto che copiava i suoi libri 😉

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  5. Io di VW ho letto solo Mrs Dalloway e Orlando, e non l’ho mai sentita vicina, come scrittrice, chissà perché. La Bartlett non mi piace proprio. Ho letto un paio di romanzi e li ho rimossi, non mi piace proprio il suo modo di trattare la lingua, la scelta dei termini e della costruzione delle frasi. Magari la trama poi non era nemmeno malaccio. Quindi credo proprio che scanserò questo libro accuratamente!

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  6. Eh eh … capisco la tua delusione, ma immagino che non sia l’unico caso di scrittrice che predica in un modo e agisce in un altro. Se ci pensi, quando uno scrive tende a mettere in luce gli aspetti migliori della sua personalitá … 🙂

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  7. Forse potrei tentare…V.W. non è un mito per me, ho letto poco di suo e quel poco non mi aveva convinta, quindi scoprire che non era una donna amabile non potrebbe “traumatizzarmi” 😉 il libro in realtà mi sembra interessante anche se forse è meglio guardare distintamente all’opera e al suo autore…

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  8. Gli scritti di Virginia Woolf rimangono dei capolavori, nonostante la sua, presunta, aristocrazia nei modi e il suo, sempre presunto, modo di fare con la servitù.
    Bisogna sempre controllare se le fonti siano attendibili, o se l’ autrice abbia aggiustato le cose per suo interesse.
    La Woolf era una donna malata, tanto da suicidiarsi, quindi forse, le sue manie erano date anche dalla malattia, no?

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      • Avevo capito l’ ironia, tranquilla 😉 Anche io amo molto la Woolf, e mi sono sentita tirata in causa, mi scuso se il mio intervento possa essere sembrato un apologia troppo forte ed un’ accusa al tuo pensiero.

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  9. Figurati Mara, gli scambi di opinione sono sempre graditi da noi cuggine che da sempre ci accapigliamo in modo passionale sulle nostre letture! Se non ci fosse la passione dietro a quello che leggiamo, a che servirebbe?
    Resta il fatto che, a volte, gli autori sarebbe meglio non conoscerli del tutto e accontentarci della bellezza delle parole che hanno scritto. Mi è capitato di pensarlo più di una volta, a te no?

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