Audur Ava Olafsdóttir – La donna è un’isola

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La donna è un’isola

Questo libro è un regalo di un’amica che sapeva sarei andata in Islanda per le vacanze. Lo scorso anno della stessa autrice è uscito Rosa Candida e qui trovate una convincente recensione del libro dal blog di Francesca Magni.

Beh, non ci poteva essere filo conduttore migliore per un giro nell’Isola dove “l’estate è solo l’inverno con meno neve”.  I panorami descritti, le distese di colate laviche, il mare ruggente sono stati ottimi antipasti di quella grande abbuffata che è arrivata in vacanza.

La protagonista del libro parte, dopo una separazione neppure troppo dolorosa dal marito, per raggiungere la località dove ha deciso di far istallare un cottage che ha vinto a una lotteria. Il suo è un viaggio lento, sotto la pioggia di novembre che non smette di scendere, assieme a Tumi, il bimbo di un’amica che le è stato affidato per qualche tempo. Un viaggio alla ricerca di sè, come sempre. Un viaggio per chiudere con quello che c’era e aprire un nuovo capitolo della vita. Un viaggio di rinascita, catartico.

Il titolo del libro in italiano, La donna è un isola, è stato scelto direttamente dalla scrittrice

Fa riferimento a Nessun uomo è un’isola di John Donne. Il titolo rappresenta bene la mia idea di una donna nata su un’isola. Secondo me, il corpo riveste un ruolo fondamentale nella donna, è come il “corpo” di un’isola, una terra indipendente che ha una sua forma. Ho scelto questa metafora perché le donne sanno vivere da sole meglio degli uomini, basti pensare alle suore.
Intervista su Repubblica.

Mi perdoni l’autrice ma forse il titolo originale islandese, Pioggia di novembre, mi sarebbe piaciuto di più 🙂

Non è un libro di azione ma un libro di riflessioni, lampi di emozione, sguardi, prese di coscienza. Tumi, il piccolo che accompagna la protagonista, è sordo ma nulla sfugge al suo occhio indagatore, alle sue domande taglienti, alla sua saggezza da vecchio. Un rapporto che si costruisce a fatica fra i due personaggi in viaggio nell’Islanda piovosa ma che diventerà saldo e sorprendentemente utile a entrambi, al bambino per relazionarsi con gli estranei, alla donna che comprende che essere madre non è poi tanto terribile.

È allora, precisamente in quel momento, che per la prima volta mi rendo davvero conto di quello che sono. Sono una donna al centro di un disegno, un disegno finemente intessuto, fatto di sentimenti e di tempo. E le cose che mi stanno capitando, e che hanno un impatto profondo sulla mia vita, sono talmente tante che sembra non si limitino ad avvenire semplicemente una dopo l’altra, ma piuttosto che accadano su diversi piani di pensieri, di sogni e di stati d’animo contemporaneamente: momenti inscritti all’interno di altri momenti.

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L’autrice: Audur Ava Olafsdóttir
Il libro: La donna è un’isola
Il bacino d’utenza: se dovessi regalare questo libro pensereri a una donna in cerca di sé stessa o alle prese con un cambiamento importante della propria vita, bello o brutto che sia. Questo libro non spaventa, accompagna dolcemente un distacco e una rinascita. La protagonista cambia radicalmente e non è certo un caso che al termine del viaggio i suo capelli saranno lunghi. Non è forsa questa la prima cosa che noi donne modifichiamo quando vogliamo dare un taglio netto al passato?
Attenzione: la letteratura islandese è contagiosa, se avete voglia di leggere altro di questo straordinario, accogliente, ospitale popolo non perdete Paradiso e Inferno di Jon Kalman Stefansson. Anche l’Islanda è contagiosa!

13 commenti

  1. Ti è capitato di leggere quel racconto di Antonia Byat ambientato in islanda di argomento geologico?Non mi viene più il titolo,ciao ti seguo sempre.

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  2. ho letto Rosa candida , che mi ha colpito per la sua delicatezza e il senso della speranza, non quella da due soldi… Forse mi aspettavo di più da Una donna è un’isola, forse più dettagli nei passaggi emotivi, che mi sono sembrati frettolosi e un po’…asciutti, anche nelle brevi frasi sul paesaggio islandese che non conosco, ma dev’essere spettacolare. Pinuccia

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    • Ciao Pinuccia, io Rosa Candida non l’ho ancora letto, in molti mi hanno detto essere migliore di questo. Non è tanto il paesaggio, come dici tu solo in parte descritto, quanto le sensazioni, che ho trovato vicinissime alla realtà: pioggia, pioggia, scorci di mare in tempesta, stazioni di servizio nel nulla o in mezzo a sparuti gruppi di case. E uno strano senso di accoglienza che non mi aspettavo in un paese nordico. Però mi riprometto di leggere Rosa Candida.

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