Paradiso e Inferno: Jón Kalman Stefánsson

Paradiso e Inferno
Paradiso e Inferno

Ho scelto  questo libro, Paradiso e Inferno di Jón Kalman Stefánsson, incuriosita dalla intensa recensione sul blog lepaginestrappate e spinta dal desiderio di leggere qualcosa per prepararmi al prossimo viaggio in Islanda.

Ne sono rimasta letteralmente folgorata perché trovare scritture dense e poetiche come quelle di Stefánsson è cosa davvero rara. E’ proprio la parola al centro del suo romanzo. E non è un caso che anche in questa intervista recente lo scrittore, che è stato in Italia per presentare il suo libro Notte d’Estate edito da Iperborea, ribadisca

La letteratura è sempre stata importante in Islanda, e alla base della nostra stessa idea di nazione c’è sempre stata la parola.

Proprio l’amore per la parola, la possibilità di far risuonare fra le labbra il verso de Il Paradiso perduto di Milton, spingono il giovane marinaio Barthur a rientrare in baracca all’ultimo minuto prima di imbarcarsi per la pesca, dimenticandosi la cerata. “Nulla mi delizia tranne te” saranno le parole che lo accompagneranno per la giornata di pesca, l’ultima della sua breve vita. Parole che ripeterà fino alla morte per congelamento, in mezzo al mare artico, fra una tempesta di vento e neve:

Forse non abbiamo bisogno di parole per sopravvivere, ne abbiamo bisogno per vivere (pag 68).

La storia si svolge a fine Ottocento in Islanda ed è nettamente divisa in due parti. Nella prima Barthur e il suo giovanissimo amico, l’unico che condivide con lui l’amore per la letteratura, Il ragazzo, escono in mare per quella che sarà l’ultima volta. Un racconto epico e poetico al tempo stesso.

Remano e il loro cuore pompa sangue e incertezza sul pesce e sulla vita ma non su Dio, no, perché altrimenti a stento oserebbero salire in quel guscio di noce, in quella bara aperta in mezzo a un mare che in superficie è azzurro ma sotto è nero come il carbone. Dio è assoluto, nei loro animi. Lui e Pétur sono probabilmente le uniche persone per cui Einar ha rispetto in questo mondo, a volte anche Gesù, ma il rispetto per lui non è altrettanto incondizionato, uno che porge l’altra guancia non resisterebbe molto qui, tra le nostre montagne.

La natura non perdona in Islanda. E sul mare non c’è tempo per pensare ad altri che non a sè stessi.

Nella seconda parte Il ragazzo lascia l’accampamento dei marinai, dopo la morte dell’amico, per restituire al legittimo proprietario la copia de Il Paradiso Perduto di Milton che Barthur aveva preso in prestito. Qui il tono diventa meno epico ma le figure che riesce a tratteggiare Stefansson sono indimenticabili: uomini e donne fuori dall’ordinario.

Il ragazzo viene accolto nella locanda dove vivono i personaggi che sono definiti la trinità dalla gente del villaggio islandese nel quale si sono stabiliti. Il capitano cieco che possiede quattrocento volumi e che beve il caffè nella tazza che fu di William Wordsworth (quando diventa cieco il suo primo pensiero è:  “forse l’inferno è una biblioteca e tu sei un uomo cieco“). La ricca vedova che ama i corvi, neri come i suoi capelli e i suoi occhi. Helga la governante che fuma il sigaro e legge e legge e legge. E poi ancora il capitano alcolizzato che non si decide ad armare la nave per uscire in mare. Tante storie, un solo libro.

Il libro: Paradiso e Inferno
L’autore:  Jón Kalman Stefánsson
Il bacino d’utenza: ci sono libri che vorrei consigliare a tutti, ma proprio a tutti. Ci sono libri che scopri inaspettatamente e che ti colpiscono a tal punto da emozionarti, da desiderare di immergerti nel suono delle loro parole, da sognare di visitare i luoghi in cui sono ambientati. Questo di Jón Kalman Stefánsson è uno di quelli. Per dirlo con le parole di Emanuele Trevi che firma la postfazione: “Si vorrebbe leggere solo libri come questo“.
Grazie anche a Silvia Cosimini, la traduttrice, che è riuscita a ricreare così bene suoni e melodie di una lingua tanto lontana dalla nostra. Stefánsson ha pubblicato tre raccolte di poesie prima di scrivere questo romanzo e, credetemi, la poesia è la colonna portante di questo libro.

23 commenti

  1. Allora, tre giorni fa sono andato a chiederlo in biblioteca. Hanno detto che sarebbe arrivato da Cologno o da Cernusco dopo giovedì. Se non mi inganno dovrebbe essere giunto il momento. Non leggo tutta la tua recensione per non sciuparmi neanche una parola, per il momento ho fiducia nel ricordo sfocato dell’ottima recensione di Chiara. Quanti giorni mi dai per leggerlo? 🙂

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  2. Una recensione entusiasta che trascina e fa venir voglia di partecipare al banchetto! Iperborea ha delle vere chicche e hai ragione, quel cartoncino zigrinato della copertina è un piacere tattile e visivo!

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  3. Anche io la recensione non l’ho letta tutta, voglio tornare appena avrò letto il libro. Devo ancora comprarlo, e deve anche scavalcare una bella pila di librini ancora da leggere, ma basta un po’ pazientare!

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      • Ci è voluto un po’, ma avevo promesso di tornare a lettura terminata. Ci voleva un libro così per reinsegnarmi ad apprezzare la lettura dopo Infinite Jest, che mi aveva fatto domandare “E ora?”. Grazie a te e a un altro paio di recensori anobiani che mi avete spinto a prendere questo libro!

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      • Sono felicissima Apina. Io invece Infinite Jest non l’ho mai letto ma dopo quanto scrivi come esimermi dal farlo?

        Il giorno 03 ottobre 2013 13:40, trecugggine

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  4. Care tre cugine,vi siete accorte che il gruppo di lettura di Rovereto capitanato da Mariarosa Raffaelli sta leggendo qs libro islandese da voi recensito in luglio?Il vostro prezioso lavoro produce frutto a distanza di mesi,forse anni.Per questo rispettiamo il vostro lungo silenzio,consapevoli che la lettura è una cosa lenta,per non parlare poi della scrittura;ma poi ,come dire ,resta e fruttifica in chi ascolta con attenzione.Già che ci sono raccomando a quella cugina che ha fatto il viaggio in Islanda(per me siete une e trine,non distinguo le vostre singole voci)quel libriccino Adelphi di Giorgio Manganelli,che lei probabilmente conoscerà già,come no.Un saluto Gianni il postino del gruppo lettura Rovereto

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    • Caro Gianni, hai ragione. E’ un silenzio colpevole e dovuto a letture che non è interessante (nè per chi legge nè per me) recensire. Quando al gruppo di lettura, sapevo della scelta di Paradiso e Inferno, spero davvero che il libro vi piaccia quanto è piaciuto a me.
      Infine, Giorgio Manganelli. Lo conosco molto poco e sono andata a cercare, immagino che tu ti rifersica al libro “L’isola pianeta e altri settentrioni”. Mi pare molto interessante, grazie 🙂

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  5. […] Il comune denominatore della trilogia di Stefànsson è la poesia. La poesia che scaturisce dallo stile di questo scrittore, che nasce e si fa conoscere dapprima come poeta. Il ragazzo – questo il “nome” del protagonista – ci parla, attraverso la sua storia, della vita, dell’amicizia, della sofferenza, della morte, dell’amore. In Paradiso e inferno, il primo romanzo della trilogia, perderà il suo migliore amico, colui che l’ha avviato all’amore per la letteratura. Una bella recensione di questo romanzo la possiamo leggere sul blog Trecugggine a questo link. […]

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